Do you speak Elvish?

Una breve premessa: questo è il primo articolo della categoria che amo chiamare La Grande Mischia, dove confluiranno una serie di idee e spunti su molti argomenti diversi. Di volta in volta analizzerò questo o quell’aspetto del gioco di ruolo. Come al solito, se avete delle richieste sono bene accette!

 

Il linguaggio è uno strumento potentissimo, questo lo sappiamo tutti. Ma non sempre lo usiamo come si deve: ciò vale anche nell’ambito del gioco di ruolo.

Un buon modo per rendere più realistiche le avventure è utilizzare linguaggi diversi a seconda del contesto. Con questo non intendo certo dire che Master e giocatori debbano essere poliglotti! Però è comunque possibile sfruttare le diverse lingue per aggiungere un po’ di colore.

Ci sono principalmente due modi per approcciarsi alla faccenda: sfruttare le lingue vive, oppure ravvivare quelle fittizie.

 

Le lingue vive

Buona parte dei GDR è nata nel mondo anglosassone, e va da sé che l’inglese è spesso la lingua più utilizzata per i nomi propri e di luogo nei manuali originali. Questo è ancora più vero con le ambientazioni standard, che sono basate su un generico medioevo fantasy di stampo inglese.

Ma perché non cambiare un po’ le cose? Ci viene naturale associare una lingua alla cultura di cui fa parte, perciò possiamo usare questo collegamento per aumentare lo spessore narrativo del nostro mondo e dei nostri personaggi.
Perché non usare il francese per i nomi tipici di una regione? A maggior ragione se intendiamo dare al territorio dei tratti che riconducano all’epica cavalleresca delle chanson de geste. I personaggi che sono originari della zona potrebbero quindi avere nomi francofoni. Un paladino di nome Guillaume de Ourand è molto più evocativo di un generico William Swordlord.

Si può anche decidere di associare una lingua reale ad una razza immaginaria, specialmente se nell’ambientazione alcune razze sono monoculturali.

Non è nulla di nuovo: spesso i nani sono rappresentati come degli scozzesi, e parlano anche come tali. La cosa ha preso talmente piede che molti giocatori anglosassoni la ritengono una caratteristica fondamentale dell’archetipo razziale, tanto quanto la birra, le asce e le barbe.

Come Master o giocatori possiamo fare qualcosa di simile: gli gnomi potrebbero parlare gallese, gli orchi potrebbero avere nomi dalle sonorità amerinde e gli elfi potrebbero declinare i cognomi maschili e femminili come usa in Russia.

 

Le lingue fantastiche

Esistono poi gli idiomi inventati, che non vengono parlati nel mondo reale. I giochi fantasy (ma non solo) ne sono pieni. Elfico, nanico, orchesco sono lingue razziali piuttosto note, ma esistono linguaggi segreti come il druidico e il gergo dei ladri. Per non parlare degli idiomi legati a determinati piani e mondi, come l’infernale o i dialetti elementali.
Chiaramente non possiamo pretendere di creare intere lingue artificiali solo per poterle inserire sporadicamente nelle nostre avventure: non tutti possono replicare l’opera titanica di Tolkien. Però possiamo usare alcuni accorgimenti per migliorare l’esperienza di gioco proprio utilizzano il multilinguismo.

Innanzitutto, decidendo quanto sono diffuse certi linguaggi. Di solito esiste il cosiddetto comune, un idioma che viene parlato un po’ da tutti e che viene utilizzato come lingua franca. Ma potrebbero esserci mondi in cui il comune non esiste. Per questioni culturali o sociali alcune lingue come l’elfico potrebbero avere maggiore diffusione di altre, o forse ciascuna cultura ha un proprio idioma e si fa un grande uso di interpreti e linguisti.
Ciò non significa che dovrete mettervi a parlare in elfico in certe situazioni, ma potrebbe essere interessante spendere un po’ di tempo per creare qualche parola tipica o comune. Magari i nani hanno un nome specifico per definire la birra chiara, e la chiamano öl, mentre quella scura si chiama lera. E se i personaggi visitano una taverna nanica potranno scoprire la cosa. Si tratta di una piccola nota di colore, ma molti la apprezzeranno: il mondo sembrerà più vivo, così.

Se volete procedere su questa strada può essere utile cercare sul web risorse adatte. Ce ne sono molte ma per lo più in lingua inglese. Per esempio grazie ai romanzi di R. A. Salvatore i nani dei Forgotten Realms hanno una lingua relativamente ricca di vocaboli, da cui potete prendere a mani basse sulla wiki ufficiale dei Forgotten Realms.
Il già citato Tolkien è un altra fonte inesauribile di ispirazione.

 

Le lingue e le avventure

Se siete il tipo di Master che presta attenzione a queste cose, allora potete inserire i linguaggi nella trama stessa della vostra avventura. Dopo tutto in giochi come D&D gli idiomi e i dialetti conosciuti sono delle risorse in mano ai giocatori, al pari delle abilità o delle magie: è dunque il caso di sfruttarle!

Per esempio è una buona idea premiare un personaggio poliglotta permettendogli di capire certe sfumature in un discorso in lingua straniera, laddove chi utilizza incantesimi come comprensione dei linguaggi avrà una traduzione esatta ma priva di certi sottintesi.

Oppure, quando i personaggi trovano una scritta in una lingua straniera, potete fornire la traduzione solo a chi conosce effettivamente quell’idioma, magari su un cartoncino o un foglietto. Starà poi al linguista rivelare o meno la traduzione.

Infine può essere interessante usare di tanto in tanto le barriere linguistiche, costringendo i personaggi (e i giocatori) a cercare soluzioni alternative. Una missione potrebbe a prima vista apparire molto semplice, ma viene complicata dalla mancanza di una lingua comune tra gli avventurieri e un nemico, o un alleato.
Forse gli orchi possono essere allontanati senza usare la violenza, ma chi conosce il loro rozzo dialetto?
L’elfo millenario è molto saggio e potrebbe aiutare il party…ma parla un elfico così antico che nessuno riesce a capire nulla di quel che dice!

Attenzione a non esagerare con questi espedienti, che possono essere stimolanti in piccole dosi ma assai noiosi se ripetuti troppe volte.

 

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